ERRORI  ED  ORRORI

SINOSSI STORICO-POETICA DEL XX SECOLO

di

Maricel Mayor Marsán

 

per

 

Leonardo Fernández-Marcané, Ph.D.

 

Traduzione di

Emilio Coco & Sandra Nobili

 

Edizione di Emilio Coco (Luglio 2003 / Bari, Italia)

 I «QUADERNI DELLA VALLE» No. 48


 

 

 

 

  Diceva il maestro dei poeti Jorge Guillén nel suo libro Lenguaje y poesia, cercando  di esporre con precisione i termini creativi: “Non partiamo da ‘poesia’, termine indefinibile. Diciamo ‘poesia’ come diremmo ‘quadro’, ‘statua’. Tutti questi termini possiedono una qualità che ci tranquillizza subito: sono oggetti, ed oggetti che sono lì ed ora, davanti alle nostre mani, alle nostre orecchie, ai nostri occhi. In realtà, tutto è spirito, anche se indivisibile dal proprio corpo. E così, poesia è linguaggio. Non ci convincerebbe questa proposizione al contrario. Se il valore estetico è inerente a ogni linguaggio, non sempre il linguaggio si organizza come poesia. Che farà l’artista per convertire le parole delle nostre conversazioni in un materiale così proprio e genuino qual è il ferro o il marmo per il suo scultore?... non sarebbe forse più giusto aspirare a un “linguaggio di poesia”, solo effettivo nell’ambito di un contesto, somma di virtù irriducibili a uno speciale vocabolario? Come le parole sono molto più che parole, e nella breve durata del loro suono entra il mondo, il linguaggio implicherà forma e senso, l’ampiezza dell’universo che è e rappresenta la poesia”. E questo nuovo libro di Maricel Mayor Marsán, racchiude pienamente le caratteristiche sopra descritte.

 

 Nel suo Errori ed Orrori, sinossi storico-poetica del XX secolo, che ha come epigrafe la frase immortale di Abraham Lincoln: “Una penna è più pericolosa di una spada”, Maricel dedica l’opera a tutti i poeti del nostro secolo che hanno perso la vita per la cura e l’espressione della parola. I grandi errori, portano con sé, in un sottile gioco verbale, i conseguenti e disastrosi errori: “ Il primo errore fu / la prima Grande Guerra / che si chiamò mondiale”. “Si logorò l’occhio vigile dell’universo, / sogni troncati di repubbliche nascenti”. La sua poesia è vitale, spontanea, sincera. Per riferirsi ad avvenimenti storici, la poetessa non usa immagini stantie, inconcepibili concetti, né lambiccate metafore, ma cerca il sostegno dell’energia esistenziale che ella stessa proietta: “ Gli sventurati contadini russi / smisero di essere sudditi dello Zar / per convertirsi in sudditi (non ufficiali di Stalin) / continuando così le loro sventure”, ci dice in “Puškin e la Balalaica”. Maricel proietta nei suoi versi la realtà trascorsa, a volte vissuta o almeno partecipata, con intima e sincera visione. Il sentiero che percorre è pieno di difficili scogli. Il tragitto di vita a cui si riferiva Dante, presenta gli ignorati e fatidici pericoli di Scilla e Cariddi, plasmati in questa occasione in forma quasi epica. Nel ricordare Gandhi in “La parola pericolosa”, lo proclama vincitore e martire: “ L’uomo fragile che sconfisse un impero / con la parola e la sua pazienza / cresce al di sopra delle folle / ( di quelle che accumulano l’odio e la bassezza) / per accompagnare le nuove generazioni”. Si addentra la poetessa nei meandri letterari in “Parlando di sogni”, proiettandosi nella sfera onirica nella pennellata che commemora Martin Luther King, Jr., altro eroe della resistenza passiva, in un tragico vaticinio: “Presentivi che l’assedio riusciva a chiudere il cerchio. / La scappatoia non era la tua strategia. / Affrontasti lo sparo assassino/ nella certezza di una traiettoria /  i cui cammini venivano da lontano”.

 

 Percorre,afflitta, Maricel la storia universale dell’infamia: la Seconda Guerra Mondiale, l’olocausto hitleriano e le sue sfortunate vittime, Guernica, la scienza al servizio del bene e del male, Il Muro di Berlino, che: “divise la famiglia tedesca / tra persecuzioni, crimini ed arresti,/ convertendosi in un fatale episodio, / fortunatamente passato. / La guerra fredda si congelò da sola, /… ”. Protesta per le disgrazie del Kosovo: “Da quale parte sta la morale / quando i morti non conoscono bandiere / né le vittime le glorie ottenute?”, manifestando l’imperativo morale kantiano. Si riferisce ai grandi cataclismi geografici della fine del secolo: “La natura si difende / con ‘el niño’ e ‘la niña’. / L’abuso dell’uomo / riduce le risorse della vita / che essa sempre gli offre”. Allude con tenerezza alle “Donne del XX secolo”, manifestando il sentimento ferito di Gabriela Mistral e la sua dovizia universale di armonia nel sacrificio materno:  “Indagarono e dimostrarono / la struttura materna dell’universo / a partire dalla dualità più completa / che definiscono due vocaboli all’unisono: / donna e persona.”, in memoria di Susan B. Anthony. Ma l’autrice non si dà per vinta, fa sì che il disinganno svanisca, ed inizia, dinamica ed ottimista, nuovi voli che la conducono al futuro pletorico di “L’essere americano”: “… è una voce che sibila, / ci dice, tutti siamo essenza del futuro, fonte e mescolanza infinita di una stessa cosa, / adesso e in ogni ora, siamo americani”. Poi, visualizza con fermezza e brio, il progresso dei tempi venturi: “ Un nuovo millennio emerge e l’altro secolo l’assiste / con la speranza di non affondare qualche giorno / nel fango della sua propria storia. Fine secolo, secolo nuovo.” Infine, l’autrice rende evidente l’amore con una ambivalenza di fluttuazione sentimentale e profonda venatura emotiva, in due poesie: “1960 circa”: “ Essere ‘hippy’ era il passaporto / per l’alienazione del dolore / … Fare l’amore e non la guerra / divenne una moda. / Protesta subliminale dell’intelletto, / servo simpatico dell’affetto”. E in “Lasciami sapere” (omaggio alla tenerezza dimenticata), Maricel si vota con amore, in strofe di due versi e in un susseguirsi di anafore, ai popoli, ai bambini, agli ideali, respingendo le ipocrisie, il cinico avvilimento, la crudeltà, per arrivare, attraverso una gradazione crescente, all’intimità personale: “ Lasciami sapere se è un movimento incantato / la smorfia che equivale ad un sorriso./ Lasciami sapere se è alta frequenza / il contatto della mia pelle inumidita. / Lasciami sapere se è tempo perso /  dedicare la mia voce a estranei personaggi. / Lasciami sapere se non ti importa / che ti accarezzi la spalla mentre dormi. / Lasciami sapere ciò che è eterno / per non sciupare l’innocenza. / Lasciami sapere se è dimenticanza / non averti detto quanto t’amo.

 

 Ci rimane solo da dire che in questo libro di Maricel  raggiungono la piena compiutezza estro e creazione poetica, doni intuitivi che comportano un difficile sviluppo e, in qualche occasione, un arduo lottare, dove l’ispirazione penetra simultaneamente nel mondo dello spirito, nel regno dell’emozione e nei concetti fondamentali della nostra esistenza, avanzando vigorosa, senza ostacoli né frontiere, dando al lettore vibranti segni  di un’anima che si versa con effusione in tutta l’opera.

 

LEONARDO FERNÁNDEZ-MARCANÉ, PH. D.

Professore Emerito di (SUNY)

Università Statale di New York in Albany

Professore di Letteratura

Miami Dade Community College

(North Campus)

 

 

Volver